Numero 39 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Tra il dire e il fare

di Riccardo Moretti

 

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Qualche giorno fa, una amica che sta seguendo un corso di formazione per neo dirigenti, mi ha sottoposto un test. Un test che le hanno proposto durante il seminario ed in cui erano presenti una ventina di situazioni in cui occorreva scegliere tra tre opzioni di azione manageriale: una generalmente ed evidentemente sbagliata e due su cui riflettere. La conversazione mi ha fatto riflettere. Molto. Mi ha fatto riflettere sul percepito dell’azione manageriale, sui modelli vincenti e su quelli agiti vincenti.

Su cosa trasmettiamo alla prossima classe dirigente La conversazione è più o meno andata così:

tt- Bravo, ne hai sbagliata solo una, questa

- Non credo si tratti di sbagliare o fare giusto, quanto si tratti più di uno spunto per riflettere e discutere, infatti penso che anche questa, per me, rappresenti il comportamento corretto

- Sarà, però mi chiedo perché ho sempre più l’impressione che questi dovrebbero essere i comportamenti corretti, ma che in realtà non siano quasi mai quelli agiti

- Cosa intendi ?

- Dico che più passa il tempo e più si sale nella gerarchia aziendale, più mi sembra che i comportamenti agiti siano esattamente quelli opposti a quelli che dovrebbero essere.

- Ma non è assolutamente vero !

- Dici così perché difendi la categoria

- Ma quale categoria, dico così perché l’esperienza personale e delle persone con cui ho lavorato mi ha insegnato questo

- Va beh

- Non mi sembri convinta e mi spiace molto, visto che dovrebbe essere un bel momento per te

- Ma infatti, è un momento bellissimo! Figurati, è che sono disorientata. Ok, diciamo che quelli sono i comportamenti corretti

- Bene

- E adesso pensa a queste domande e pensa di sottoporle a ….. che tu conosci, ma secondo te come si comporta? Come descritto o esattamente nel modo opposto?

- Ma cosa c’entra?

- C’entra, c’entra. Eccome se c’entra!

- Ma ognuno ha il suo stile e …

- E allora non facciamo teoria, diciamo che ognuno può fare quello che vuole

- Ma non è così, non può non esserci un fondamento di riferimento, poi contano anche altre cose

- E allora diciamo la verità, contano più altre cose

- L’impegno, la serietà, la capacità di far accadere le cose, la costanza di rendimento

- Si, lo spogliatoio e l’attaccamento alla maglia, fra un po’ mi parli di calcio

- Ma noh, anche se ci sono molti lati comuni, però sei fuori misura

- Lo sai che non è così

- E allora come è?

- Io la struttura l’ho vista a partire dal basso e chi è arrivato in alto non ci è arrivato per questi motivi

- Sei messa male. E poi tu come ci sei arrivata allora?

- Ma cosa c’entra. Io sono felice ed orgogliosa di essere qui, anche se qui per me è middle management, è da qui in poi che non so bene cosa conti

- Le stesse, identiche cose. E’ solo che è effettivamente un momento importante di carriera e puoi avere un po’ di disorientamento. Però, già ti preoccupi. Sputa il rospo.

- Tu mi conosci, fino ad ora mi sono divertita e molto, con impegno e serietà, come dici tu. Io ora ho paura di dover aderire, appartenere, accettare, dimostrare lealtà a questo o a quello e non alla azienda.

Prosegue….

 

 

Riccardo Moretti: ha ricoperti diversi ruoli in ambito manageriale in importanti aziende italiane e multinazionali. Oggi si occupa di modelli manageriali e della loro applicazione ed efficacia in diversi settori.