Numero 39 Registrazione al tribunale di Roma N° 3/2004 del 14/01/2004

Arrivederci Londra

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di Stefano Magliole

 

ttHo vissuto questo febbraio correndo troppo. E non fisicamente ma emotivamente. Mi sono riempito le giornate di impegni, di incontri, di luoghi, di persone. Ho vissuto questo febbraio con l’animo di chi sa che sta per dire arrivederci ad un luogo. Sapevo già da diversi mesi, infatti, che marzo ed aprile avrei dovuto passarli in Italia per uno spettacolo teatrale. E che la mia avventura oltre manica avrebbe subito una pausa. E forse qui, nel continente, si avrà il tempo di analizzare questi primi mesi. Forse si avrà il tempo di fare un bilancio. In attesa di immergersi nuovamente in quella cultura così variegata, così multietnica, così globale che probabilmente non ha eguali al mondo.

Tra i tanti impegni c’è qualcosa su cui vorrei soffermarmi. Ho deciso, ad esempio, di fare una gita “fuoriporta”, come si direbbe a Roma. E allora, durante un week-end, zaino in spalla (letteralmente), me ne sono andato ad Oxford. In realtà la distanza tra Londra ed Oxford è circa un’ora e mezza d’autobus. Distanza che molti pendolari italiani sono abituati ad affrontare ogni giorno (anzi, due volte al giorno) per raggiungere il proprio posto di lavoro.

Arrivi ad Oxford, scendi dall’autobus e, dopo i primi dieci minuti, ti accorgi che Oxford è un fazzoletto di terra che risplende solo ed esclusivamente grazie al fascino ed al prestigio dei suoi illustri colleges. Città giovane, centro storico ridotto all’osso e week-end sono le variabili perfette per fare da sfondo alle frequenti feste universitarie. E allora mentre cerchi un posto dove andare a mangiare ti capita di incontrare extraterrestri, uomini colorati di arancione, verde e rosso, ragazzi che vestono abiti da frutto. Nessuno sembra farci caso: abituati o meno, gli inglesi sono decisamente più disinteressati degli italiani a ciò che fa la persona seduta accanto a sé. Non è egoismo o rispetto. E’ assolutamente indifferenza. Che la cosa piaccia o no. Vedere un gruppo di quattro ragazzi (tre donne ed un uomo) ognuno, interamente dipinto di un colore, che fanno la fila al supermercato avrebbe suscitato chissà quali commenti in Italia. Tutti bonari, intendiamoci. Senza malizia, senza cattiveria. E invece lì nessuno ha detto niente, tantomeno la cassiera che li ha accolti con assoluta normalità. Segno che non è la grande città, la metropoli, ad accettare la stravaganza ma una cultura diversa.

Fai il tour della città per cercare di capire qualcosa di più di quelle mura con tanta storia. Ed apprendi che ad Oxford non appongono targhe con nomi illustri perché altrimenti la città non avrebbe un solo centimetro vuoto: dalle lezioni di Einstein (in un museo si conserva la lavagna dove lo scienziato ha scritto i suoi appunti) alla camera del dormitorio dell’ex presidente Bill Clinton, dalla chiesa dove è stato battezzato il sospetto figlio di Shakespeare, alla biblioteca dove studiava il poeta Keats.

Oxford sarà pure un fazzoletto di terra ma non ho mai visto un fazzoletto così ben tenuto e così pregno di vita e storia: passato e presente che si uniscono con tanta semplicità da non lasciar percepire dove termina l’uno ed inizia l’altro.

 

 

Stefano Magliole è nato a Roma nel 1980. Regista teatrale ed insegnante di recitazione, si è laureato a Roma con il massimo dei voti con una tesi scritta seguendo il lavoro del Maestro Luca Ronconi ed incentrata sulla "semiotica della simultaneità". In teatro ha diretto testi classici e contemporanei. Al momento è a Londra a studiare il teatro inglese presso la University of London (Central School of Speech and Drama).